Michele Pilia
L’attenzione alla sicurezza, connessa anche ai recenti sinistri relativi agli eventi del caso “Boeing 737 max”, il recente protocollo d’intesa raggiunto tra l’ENAC e la Scuola Superiore della Magistratura, finalizzato ad una maggiore consapevolezza reciproca per portare l’amministrazione della giustizia più vicina possibile alla realtà aviation in cui la stessa si troverà ad operare, e infine il crack Alitalia, hanno imposto un’ulteriore riflessione sulla natura dei problemi afferenti la safety degli aeromobili sia sotto il profilo tecnico (di progettazione, realizzazione o impiego), sia sotto il profilo normativo-giuridico. Questo ha condotto le società operanti nel settore a domandarsi se i loro modelli di raccolta delle segnalazioni e di comunicazione con l’ENAC dovessero essere ripensati, specie in considerazione dell’astratta configurabilità dell’art. 2638 c.c. e del conseguente illecito connesso con l’art. 25ter D.lgs. n. 231/2001.
Parole chiave: comunicazioni obbligatorie, enti di vigilanza, ENAC, art. 2638 c.c., safety, modello 231
The recent attention about the safety related to the aviation incident, expecially the "Boeing 737 max" case, the new memorandum of understanding reached between Ente Nazionale Aviazione Civile (“ENAC”) and the Italian Scuola Superiore della Magistratura aimed at greater mutual awareness to bring the justice’s administration as close as possible to the aviation reality, and eventually the Alitalia’s crack, require further reflection on the aircraft safety from a technical standpoint (design, construction or use) and legal point of view. This has led the aviation’s companies to a rethinking of their reporting policy and their interactions with ENAC, especially in view of the potential configurability of art. 2638 civil code and the consequent offense connected with art. 25ter D.lgs. n. 231/2001.
Keywords: mandatory communication, surveillance Authority, ENAC, art. 2638 c.c., safety, modello 231
Luigi Capriello
Le Sezioni unite della Corte di cassazione si sono recentemente pronunciate in ordine alla questione relativa alla individuazione dei limiti dell’efficacia retroattiva della disposizione ex art. 578-bis c.p.p. Il quesito oggetto di rimessione concerne l’applicabilità, o meno, di detta norma del codice di rito anche con riferimento alla confisca per equivalente disposta in relazione a un fatto di reato commesso anteriormente alla entrata in vigore dell’art. 1, comma 4, lett. f), legge 9 gennaio 2019, n. 3, che ha inserito nell'art. 578-bis c.p.p. le parole «o la confisca prevista dall’art. 322-ter cod. pen.». Alla base del contrasto che ha reso necessario l’interpello delle Sezioni unite vi sono le diverse interpretazioni offerte dalle pronunce delle Sezioni semplici in ordine al rapporto tra la natura “processuale” della disposizione di cui all'art. 578-bis c.p.p., come tale soggetta al principio tempus regit actum, e il carattere afflittivo della confisca per equivalente.
La recente pronuncia fornisce lo spunto per condurre un’analisi dell’istituto su un piano generale, alla luce delle molteplici disposizioni che ne definiscono la disciplina normativa e delle numerose pronunce sul tema da parte della giurisprudenza di legittimità.
Parole chiave: Estinzione del reato per prescrizione, Confisca per equivalente, Principio di irretroattività
The relationship between the nature of the confiscation by equivalent and the applicability regime of Article 578-bis of the Code of Criminal Procedure: screening of the united Sections.
The United Sections of the Court of Cassation have recently ruled on the question regarding the identification of the limits of the retroactive effective of the law provision under Article 578-bis of the Criminal Procedure Code. The question referred to the Court concerns the applicability, or not, of that law provision also with reference to the confiscation by equivalent ordered in relation to an act of crime committed prior to the entry into force of Article 1, paragraph 4, letter f), Law No. 3 of January 9, 2019, which inserted in Article 578-bis of the Code of Criminal Procedure the words “or the confiscation provided for in Article 322-ter of the Criminal Code” Underlying the contrast which made the intervention of the Joint Sections necessary are the different interpretations provided by some of the Simple Sections’ roulings regarding the relationship between the “procedural” nature of the law provision in Article 578-bis c.p.p., as such subject to the principle tempus regit actum, and the afflictive nature of confiscation for equivalent.
The recent pronouncement provides the cue to conduct an analysis of the legal institution on a general level, in light of the multiple law provisions defining its legal framework and the numerous pronouncements on the subject by the jurisprudence of legitimacy.
Keywords: Extinction of the crime due to lapse of the statute of limitations, Confiscation by equivalent, Principle of non-retroactivity
Valerio Rochira
La riforma della crisi d’impresa, come noto, ha interessato anche il codice civile attribuendo all'imprenditore che operi in forma societaria o collettiva il dovere, in funzione della rilevazione tempestiva della crisi e della perdita della continuità aziendale, di istituire assetti organizzativi, amministrativi e contabili adeguati alla natura e alle dimensioni dell'impresa.
Il giudizio sull’adeguatezza degli stessi comporta, inevitabilmente, il possibile sindacato sulla colpa delle condotte dell’amministratore; v’è bisogno, dunque, di analizzare l’ampiezza dei poteri di chi è chiamato a sindacare sulle scelte gestorie dell’imprenditore, atteso che deliberare in ordine all’adeguatezza di un assetto organizzativo, amministrativo o contabile – oltre ad avere immediate ricadute sulla responsabilità del titolare della gestione – potrebbe mal conciliarsi con la c.d. business judgement rule.
Ciò posto, si ritiene che l’introduzione dell’obbligo giuridico di adottare adeguati assetti organizzativi, allargando il contenuto della posizione di garanzia dell’imprenditore collettivo, estenda parimenti l’oggetto del decisum del giudice penale, chiamando così in causa la necessità di ragionare sull’opportunità del sindacato di quest’ultimo sulle scelte imprenditoriali.
Parole chiave: Business judgement rule; Assetti organizzativi; Fallimento e bancarotta; Compliance; Continuità aziendale
The reform of bankruptcy law, as is known, has also affected the civil code by providing, among other things, for the entrepreneur who operates in a corporate or collective form, the duty to establish organizational, administrative and accounting structures adequate to the nature and the size of the company, especially in relation to the timely detection of the crisis and the loss of business continuity.
Therefore, the judgment on the adequacy of the same will inevitably reflect on the judgement upon the liability of the directors, indeed, there is a need to analyze the extent of the powers of those called to judge the managerial choices of the entrepreneur, given that deciding on the adequacy of an organizational, administrative or accounting structure - in addition to having immediate repercussions on the responsibility of the board of directors - might not match with the so-called “business judgment rule”.
Therefore it is believed that the introduction of the legal obligation to adopt adequate organizational structures, expands the content of the guarantee position of the corporate entrepreneur, extending also the object of the criminal judge's decision, thus calling into question the need to reason on the opportunity of the latter of ruling business choices.
Keywords: Business judgement rule; Corporate governance management; Bankruptcy; Compliance; On going concern
Stefano Nanni
La Corte di Cassazione torna sulla delega di funzioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro e, in particolare, sui presupposti e i requisiti cui è subordinata l’efficacia liberatoria della posizione di garanzia a titolo originario e di vertice dell’organizzazione. Nel caso specifico, in capo al datore di lavoro di un’impresa edile, a fronte di contravvenzioni contestate nel cantiere ove questa operava, la responsabilità per i reati ascritti viene confermata nonostante la diligente designazione da parte sua di tutti i ruoli di cui la normativa vigente in materia impone la nomina (incluso il coordinatore della sicurezza e il preposto al montaggio di ponteggi). Si ritiene, infatti, che tali nomine siano insuscettibili di provocare una devoluzione della responsabilità penale alla stregua della delega di funzioni, questo perché la designazione costituisce solo l’adempimento parziale del debito di garanzia del datore di lavoro, alla cui integrale ottemperanza concorrono gli altri soggetti che sono direttamente destinatari di ulteriori obblighi di legge già in via originaria e non derivata.
Parole chiave: Delega di funzioni, Sicurezza sul lavoro, Posizione di garanzia, Garante originario, Garante derivato
The Suprem Court returns to the delegation of functions in the field of health and safety at work and, in particular, to the conditions and requirements to which the release effectiveness of the original and top management position of guarantee is subject. In the specific case, despite the diligent designation by him of all the roles which the current legislation requires the appointment (including the safety coordinator and the person in charge of scaffolding assembly), the responsibility of the employer of a company construction for the crimes committed on the construction site was confirmed. It is believed, indeed, that such appointments are unable to provoke a devolution of criminal responsibility such as the delegation of functions, this is because the designation constitutes only the partial fulfillment of the employer's guarantee debt, whereas the full compliance is ensured by the afrorementioned appointed subjects who are directly bound by the law.
Keywords: Delegation of functions, Health and safety on work, Position of guarantee, Original guarantor, Derivative guarantor
Francesca Di Muzio
La Corte di Cassazione torna sul tema dell’applicabilità dell’istituto della messa alla prova all’ente, ponendo fine al contrasto giurisprudenziale che negli ultimi anni ha visto orientamenti opposti dare origine a differenti pronunce.
Con l’informazione provvisoria n.17 del 27/10/2022 la Cassazione afferma il seguente principio di diritto: «l’istituto della messa alla prova (art.168-bis c.p.) non trova applicazione con riferimento agli enti di cui al d.lgs. n. 231 del 2001».
The Supreme Court deals again with the issue of the possibility for an entity to resort institution of probation; with this decision the Supreme Court put an end to the jurisprudential contrast which in recent years has seen opposing orientations give rise to different rulings.
With provisional information n. 17 of 10/27/2022, the Supreme Court affirms the following principle of law: «the institution of probation (art.168-bis of the criminal code) does not apply with reference to the entities indicated into d.lgs. 231/2001».
Parole chiave: messa alla prova, ente, decreto legislativo 231/01, inapplicabilità.
Luca Di Pede
La Corte di Cassazione, con la sentenza in rassegna, ha confermato l’applicabilità della disciplina dell’amministratore di fatto ex art. 2639 del codice civile anche al settore del diritto penale tributario, in virtù di un’interpretazione estensiva che vede il principio di effettività, ivi desumibile, come un principio generale valevole per l’intero diritto penale economico. Come effetto del principio di diritto ivi stabilito, la S.C. rimette al giudice di merito il compito di valutare la pregnanza, ai fini dell'attribuzione della qualifica o della funzione di fatto, dei singoli poteri in concreto esercitati. Partendo dalla sentenza in esame, il contributo si propone di evidenziare le problematiche connesse alla continua espansione del richiamo al principio di effettività, ponendo in evidenza alcune contraddizioni ermeneutiche interne alla Corte di Cassazione, che mostrano come il principio testé citato non venga applicato in maniera eguale.
Parole chiave: Amministratore di fatto, Principio di effettività, Art. 2639 c.c., Principio legalità
The Court of Cassation, in the judgment under review, has confirmed the applicability of the regulations governing de facto administrator, as set forth in Article 2639 of the Civil Code, to the realm of tax criminal law. This affirmation is grounded in an expansive interpretation that recognizes the principle of effectiveness as a general precept applicable to the entirety of economic criminal law. As a result of the legal principle established in the aforementioned judgement, the Supreme Court has tasked lower courts with evaluating the significance of individual powers actually exercised, for the purpose of determining the attribution of the de facto qualification or function. Starting from the judgment under review, the contribution aims to highlight the issues arising from the continued expansion of the invocation of the principle of effectiveness, pointing out some hermeneutical contradictions inside the Supreme Court, which shows that it does not apply the above-mentioned principle in the same way.
Key words: De facto administrator, Principle of effectiveness, Art. 2639 civil code, Principle of legality